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RESPONSABILITA’ DEL SAFEGUARDING

Per trattare il tema delle responsabilità in cui può incorrere la figura del Safeguarding, occorre fare un’attenta analisi delle sue competenze che, come rilevabile dalle Linee Guida CONI, sono diverse. È indubbio che lo svolgimento di un incarico affidato dall’organo amministrativo di una ASD o di una SSD comporta l’instaurazione di un vincolo di natura contrattuale.

La responsabilità, ad esempio, potrebbe derivare dalla mancata gestione delle segnalazioni ricevute da una vittima di abuso o da un’inadeguata implementazione delle misure preventive del MOGC. In entrambi i casi, sarà necessario accertare la presenza di un danno diretto per l’Ente, causato da una condotta negligente o imprudente del Safeguarding.

Una seconda forma di responsabilità civile potrebbe essere di natura extracontrattuale, configurabile nell’ipotesi in cui il comportamento inadeguato del Responsabile abbia arrecato un pregiudizio a un soggetto terzo (dipendente, atleta, spettatore…) e non all’Ente. Ad esempio, una gestione inadeguata delle informazioni raccolte in sede di segnalazione di un abuso potrebbe determinare una violazione della disciplina della privacy con ripercussioni dirette sulla vittima.

Il Safeguarding potrebbe incorrere anche in una responsabilità di natura penale, concorrendo con l’autore di un reato commesso all’interno del sodalizio sportivo. Basti pensare a un istruttore che, durante alcuni allenamenti, insieme al Responsabile compia atti configuranti il reato di molestia ai danni di un atleta. Potrebbe configurarsi anche una responsabilità penale per una condotta omissiva del Safeguarding, qualora non abbia posto in essere attività di vigilanza e/o controllo all’interno della struttura, facilitando o agevolando la commissione di un reato da parte di un soggetto terzo.

SAFEGUARDING: CHI È, QUALI SONO LE SUE FUNZIONI E QUALI I REQUISITI

In un mondo sempre più inclusivo, anche lo sport deve impegnarsi ad assicurare la dignità e il rispetto dei diritti di tutti coloro che partecipano, a qualsiasi titolo, all’attività fisica. È per questo che nasce la figura del Safeguarding. Scopriamone di più.

Chi è il Safeguarding?
➡ L’art. 33 co. 6 del D. Lgs. n. 36/2021 ha previsto l’obbligo per le ASD e le SSD di designare un responsabile della protezione dei minori per il contrasto ad ogni forma di abuso e di violenza e della protezione dell’integrità fisica e morale dei giovani sportivi. La designazione dovrà essere effettuata entro il 31/12/2024 da parte dell’organo di amministrazione, dovrà essere pubblicata sulla homepage dell’ente, affissa presso la sede e, infine, comunicata al Safeguarding Officer. Con la delibera CONI n. 255/2023 è stata prevista la nomina di una figura (responsabile contro abusi violenze e discriminazioni) con compiti analoghi da esercitare non soltanto in favore dei minori, ma nei confronti di tutti i tesserati.

Quali sono le funzioni del Safeguarding?
➡ I compiti, desumibili dalle Linee Guida del Coni, sono diversi:

1) ascolto e accoglienza delle vittime di abusi, violenze e discriminazioni;

2) trasmissione di informazioni alle vittime sul tipo di supporto psicologico e legale;

3) monitoraggio delle politiche di contrasto adottate dall’ente e delle misure idonee a garantire la diffusione della politiche di safeguarding;

4) verifica circa l’adozione di procedure da parte della società/associazione per evitare e/o contrastare la vittimizzazione secondaria;

5) verifica circa l’adozione da parte della società/associazione di canali di comunicazione sicuri e riservati per denunciare l’abuso subito;

6) verifica circa l’adozione da parte della società/associazione di un sistema sanzionatorio per le violazioni accertate;

7) verifica circa la previsione nel MOGC di flussi informativi in favore del Responsabile;

8) verifica circa la diffusione del MOGC, del Codice Etico, del regolamento e dei codici di comportamento.
Le funzioni di controllo e vigilanza sono esercitate mediante l’accesso alle strutture sportive, audizioni e ispezioni anche senza preavviso.

Quali sono i requisiti necessari per ricoprire il ruolo?
➡ Il responsabile deve essere autonomo, indipendente e professionale.
Per autonomia si intende una vera e propria autonomia decisionale nell’esercizio dei poteri ispettivi e di vigilanza; per indipendenza si fa, invece, riferimento alla terzietà, ovvero non devono sussistere ipotesi di conflittualità di interessi con l’ente. La professionalità, infine, presuppone una competenza tecnico/giuridica, ispettiva, oltre ad una capacità di ascolto delle vittime di abuso. Inoltre, il responsabile non deve aver riportato condanne penali per reati in danno di minori, non deve essere stato destinatario di sanzioni in ambito sportivo o destinatario di un Daspo. Diverse federazioni hanno richiesto che il responsabile sia un soggetto tesserato.